Il brutto ha invaso ogni ambito della realtà, dalla moda all’architettura. Siamo stati privati del paesaggio che faceva respirare la nostra anima, sostituito da un ammasso obbrobrioso di cemento, plastica e metallo che si distende ovunque e annichilisce lo spirito, mentre il triviale e il cattivo gusto ci aggrediscono oscenamente dal linguaggio fino all’arte, generatrice distopica del deforme. La cifra del nostro tempo sembra proprio caratterizzarsi dal cattivo gusto. Ma, per quale ragione le nostre vite sono state così ostinatamente pervase di tanta bruttura?
Si può comprendere il brutto se lo confrontiamo con il suo contrario, ossia il bello. Allora il brutto è ciò che “si nasconde, che non splende, che trattiene la sua essenza e che nel suo involucro esteriore non manifesta verso l’esterno ciò che è”, così si esprimeva Rudolf Steiner. Insomma, il brutto nasconde. E l’emotiva che genera, è la risalita dentro di noi dell’odio. Aggiunge Steiner, nel brutto la nostra reazione è quella di “rimanere presso di sé, nelle nostre emozioni, nell’odio” appunto.